Quell’uomo incappucciato, vestito di nero, pieno di tattuaggi che allo stadio Marassi taglia la rete di protezione, si agita come un forsennato, aizza la folla al lancio di fumogeni, sfida la polizia e fa vergognare iil mondo del calcio, è rinchiuso da due giorni nel carcere di Genova. Ivan Bogdanovic, rinominato ‘Il terribile’, è stato tradito dai suoi tatuaggi mostrati con orgoglio e ingenuità alle telecamere. Da quel numero disegnato sul braccio: 1389, data della battaglia del Kosovo fra serbi e turchi, assurto ora a simbolo del revanscionismoneofascista. Lui, che mostrava i muscoli si è nascosto nel motore di un pullmann per non farsi prendere dalla polizia, inultilmente. Ora è in carcere, in attesa di processo, nessuna direttissima però. E’ accusato di danneggiamento aggravato, resistenza a pubblico ufficiale e violazione della legge 401/89, articoli 6 bis e 6 ter, sull’ordine pubblico durante le manifestazioni sportive. Oggi incontrerà i suoi avvocati, ma intanto lancia dei messaggi: “Non ho niente contro l’Italia, io ce l’ho con la mia squadra” – le parole di ‘Ivan il Terribile’ riportate da Sky – Ho un passato da militare in Serbia. Amo la mia patria”. Quello di martedì sera a Marassi non sembrava certo amore.
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