INTERVISTA RUI FARIA / MADRID (Spagna) . Lui si chiama Rui Faria e di professione fa il responsabile della preparazione atletica. E’ un fedelissimo di Josè Mourinho e con il tecnico portoghese ha condiviso gioie e dolori nell’Inter prima di seguirlo a Madrid. In questo periodo di gossa difficoltà fisica dei nerazzurri, chi meglio di lui potrebbe spiegare le cose come stanno, ed ecco le sue parole dalla ‘Gazzetta dello Sport’:
Come ha trovato il Real Madrid? Stanco?
“Analizziamo la situazione e così organizziamo la preparazione: il Madrid arrivava dalle vacanze ed era riposato. Proprio come l’Inter. Non ci nascondiamo mai nel passato”.
L’Inter è spremuta?
“Ma i giocatori non sono mica arance che si spremono. Sono uomini con obiettivi, abitudini e soprattutto empatia. Vincere non spreme ma carica, oltre a creare affetto eterno. Vincere prepara a rivincere. L’ultima stagione ha portato tituli e autostima. Di spremuto, forse c’è solo una cosa”.
Cosa?
“Le risorse di chi è risponsabile del rendimento della squadra… L’Inter ha giocatori fantastici e un dipartimento medico d’eccellenza guidato da un grande professionista”.
E allora che cosa succede?
“Non sono all’Inter e non so. Ma, da un punto di vista scientifico, la causa principale di questi infortuni può essere la preparazione. Perché è l’unica cosa cambiata rispetto all’anno scorso: giocatori, medici e calcio italiano sono gli stessi. E poi, scusi, prepararsi significa anche recuperare”.
Cioè?
“Se una squadra è un po’ stanca te ne accorgi a inizio stagione: programmi la preparazione con questo obiettivo. Com’è possibile dopo 5 mesi parlare di squadra stanca? È il contrario: se fosse stata stanca, 5mesi sarebbero stati sufficienti per recuperare”.
Ora preoccupa un po’ l’imminente Mondiale per club.
“Chi conosce me, Josè e lo staff sa che non c’è ipocrisia: facciamo un grande in bocca al lupo, vogliamo che gli amici vincano. Dopo 38 gare di campionato e 13 di Champions per arrivare al Mondiale, signor Benitez, vinca per piacere le due gare che mancano. E non parliamo più di chi ha fatto la storia dell’Inter”.
Mou fa allenare con la palla e Benitez fa più palestra. Qual è il metodo migliore?
“Nel calcio sono tutti metodi validi, importante prima analizzare la situazione e organizzarsi. Noi lavoriamo al 99% con la palla. Niente palestra: quella serve solo per gli infortunati o, per prevenzione, per chi ha avuto infortuni importanti nella sua carriera”.
Mou non fa turnover: come si gestiscono 13/14 giocatori?
“Quando c’è molta densità di gioco devi usarne di più. Ma a volte la mente conta più delle gambe: ecco perché in finale di Coppa Italia c’erano i più forti malgrado fossero in ballo anche campionato e Champions. Vincere era più importante”.
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